
Molte parole vengono oggi utilizzate per definire quel complesso di medicine che differiscono
dalla medicina Allopatica o Occidentale; tra i nomi più spesso utilizzati troviamo quelli di
medicine Alternative, Non convenzionali, Complementari, Olistiche o Naturali. Personalmente
ho sempre trovato questa dicotomia forzata, non per forza un punto di vista deve escluderne
un altro. Perché non parlare quindi di un'unica medicina fatta di strade e strumenti diversi
con l’unico intento della guarigione?
La medicina allopatica ha fatto enormi progressi nell’ultimo secolo. Le nostre conoscenze
come medici si sono sempre più perfezionate e focalizzate su singoli apparati, organi e cellule.
Ciò ha permesso un’enorme specializzazione dell’arte medica, raggiungendo traguardi
incredibili in svariati settori; il rovescio della medaglia è stato però il perdere alcune volte di
vista l’individuo nel suo insieme, il contesto nel quale s’inserisce, la sua storia, relazioni, stile
di vita e radici; Da ciò il crescente interesse in ambito internazionale nei confronti delle
medicine non convenzionali.
La medicina integrativa si riferisce a quella pratica che utilizza terapie convenzionali e
complementari (agopuntura, fitoterapia, manipolazioni, etc) delle quali sono state provate la
sicurezza e l’efficacia.
Secondo tale principio l’utilizzo di una tecnica non esclude un'altra per fare un esempio
pratico non si esclude l’utilizzo di un farmaco in caso di necessità ma contestualmente al suo
utilizzo s’indaga sull’origine della patologia a livello sistemico e si utilizzano rimedi per
rinforzare ad esempio il sistema immunitario, stimolare processi di autoguarigione, per
facilitare l’eliminazione del patogeno o per ridurre gli effetti collaterali dei farmaci.
In quest’ottica non esiste dunque un convenzionale ed un alternativo ma solo un integrazione
di conoscenze dove il dialogo fra le diverse discipline ci permette di ristabilire l’omeostasi del
paziente. Alcune volte il dialogo può essere più complicato per l’utilizzo di parole differenti e
nella pratica veterinaria per la presenza di un importante intermediario, ossia il proprietario
e la sua relazione con l’eterospecifico; ma credo che se siamo bravi ad agire secondo scienza e
coscienza riconoscendo la validità e la diversa utilità di ogni arte medica e soprattutto i limiti
di ciascuna di esse tutti i loro colori si possono miscelare in equilibrio per creare le perfette e
soggettive sfumature che compongono la salute di ogni individuo.












